Quanto conta la motivazione ad apprendere?

La motivazione è davvero il motore dell’apprendimento?

La scienza dice che, purché si dedichi attenzione ad un compito, la motivazione non è un fattore così importante.

Ma questa asserzione non è così intuitiva, e infatti spessissimo durante gli incontri sul Metodo di Studio i genitori mi chiedono come potenziare la motivazione dei figli ad apprendere.

E’ come chiedermi come “convincere” i propri figli a studiare, perché di questo si tratta: motivare significa:

indurre qualcuno a impegnarsi in un’azione o in un’attività infondendogli motivazioni e stimoli

facendogli cioè capire perché è giusto studiare, quali vantaggi può trarne.

Ma motivare significa anche, come è evidente dalla definizione, convincere infondendo degli stimoli. Ecco perché spesso, infatti, ci ritroviamo a lamentarci della scuola, di come molte volte non sia in grado di instillare l’interesse nei nostri figli. Gli stimoli sono sicuramente fondamentali.

Ma spieghiamo meglio come e se la motivazione contribuisce all’apprendimento.

ESPERIMENTO 1

In un esperimento del 1987 alcuni studenti, divisi in gruppi, dovevano imparare liste di vocaboli in condizioni diverse.

Nella prima condizione gli studenti ricevettero l’elenco di parole da leggere, ma ad essi non erano richieste particolari prestazioni o risultati, non veniva infatti detto loro di dover imparare o memorizzare le parole.

Nella seconda condizione agli studenti non veniva richiesto alcun apprendimento ma, al momento di rievocare i vocaboli, veniva detto loro che chi avrebbe rievocato più vocaboli avrebbe preso un premio in denaro.

Nella terza condizione agli studenti veniva detto subito del premio in denaro, in modo che essi potessero impegnarsi di più per raggiungere l’obiettivo di imparare più vocaboli possibili.

Qual’era il gruppo più motivato ad apprendere tra i tre?  Il gruppo più motivato ha effettivamente appreso di più?

In realtà, le prestazioni di apprendimento dei 3 gruppi NON furono diverse.

Significa forse che la motivazione non conta?

ESPERIMENTO 2

In uno studio di Mandler (siamo nel 1967, e lo studio è tutt’ora valido e confermato) siamo ancora alle prese con l’apprendimento di una lista di parole, tra loro non collegate.

Ai soggetti veniva presentato un mazzo di carte, ciascuno con una parola stampata.

Al primo gruppo veniva chiesto di imparare le parole a memoria (motivazione ad apprendere).

Al secondo gruppo veniva chiesto semplicemente di ordinare le parole per categoria, mettendo insieme i significati che avevano qualcosa in comune. A questi soggetti non veniva detto di imparare le parole.

Il terzo gruppo aveva lo stesso compito di organizzare le parole, ma ad essi veniva detto che sarebbero poi stati sottoposti ad un test di rievocazione di quelle stesse parole.

Ad un quarto gruppo veniva chiesto di posizionare semplicemente le parole in colonna.

Indipendentemente da quanto era stato loro detto, tutti i gruppi vennero poi sottoposti ad un test di rievocazione delle parole.

Il primo e il terzo gruppo avevano una specifica motivazione ad apprendere. Furono anche i gruppi con un migliore risultato nel test di memoria?

I gruppi motivati ad apprendere ebbero sì un buon risultato, ma PARI A QUELLO che ebbe il gruppo che non aveva tentato in alcun modo di apprendere le parole, ma le aveva solo ORGANIZZATE IN CATEGORIA. Il gruppo che aveva solo incolonnato le parole, invece, non ebbe buoni risultati.

E’ chiaro quindi che non conta tanto l’impegno che si mette per apprendere del materiale di studio, la cosa importante è ciò che si fa con quel materiale.

Non contano le intenzioni, ma le effettive azioni: la prestazione di studio dipende dal tipo di elaborazione compiuta sul materiale, non dall’impegno profuso magari con un’elaborazione inefficace (es. leggere e ripetere, senza alcuna riorganizzazione personale dei concetti).

***

CONSIDERAZIONI FINALI

Dopo tutto questo, sono comunque da fare alcune considerazioni FONDAMENTALI:

  • quanto provato ha dimostrato che la motivazione non ha un’influenza DIRETTA sull’apprendimento, è vero. Tuttavia se c’è motivazione, questa influenzerà DIRETTAMENTE il tempo che il  soggetto dedica all’apprendimento stesso, l’attenzione che verrà posta, il numero di tentativi che farà per apprendere meglio. E questo, di fatto, porta ad un apprendimento migliore;

 

  • anche in assenza di grande motivazione o impegno, i risultati possono essere migliorati attraverso pratiche didattiche, in classe, che stimolino l’elaborazione profonda e l’organizzazione dei concetti: presentare le informazioni in modo accattivante ma soprattutto attraverso rappresentazioni organizzate, che permettano una comprensione ed un’elaborazione quasi involontarie da parte degli studenti, è di gran lunga più efficace che spiegare un argomento attraverso una lezione frontale senza supporti visivi, durante la quale l’insegnante parla a ruota libera o peggio legge il libro di testo integrando solo con qualche informazione o commento .

 

  • a casa l’elaborazione di uno studente deve passare attraverso una sua personale riorganizzazione dei concetti. Il processo di organizzazione, anche se fatto senza grande motivazione, porta a dei risultati migliori che una semplice rilettura e rilettura del materiale. E poiché questa strategia porta anche ad effettivi risultati, saranno questi ultimi ad alimentare la motivazione, in un circolo virtuoso efficace che è un processo, e non un punto di arrivo.

 

  • gli strumenti di elaborazione del materiale fanno la differenza: trovare sistemi che portino gli studenti ad elaborare senza annoiarsi, che aiutino la loro concentrazione e che permettano una memorizzazione veloce può fare davvero la differenza. StudiAMO insegna agli studenti l’utilizzo delle Mappe Mentali, stupefacenti strumenti di apprendimento.

 

La motivazione, quindi, è importante, ma non fondamentale all’inizio. Soprattutto, la motivazione non si crea con il convincimento, ma con i risultati. E solo in quel caso possiamo parlare di motivazione intrinseca, non legata alla paura del brutto voto o della punizione del genitore (motivazione estrinseca). E solo con la motivazione intrinseca si può pensare di porre la giusta attenzione, e il giusto impegno, alle attività di apprendimento.

 

 

saradalcin
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