Conosciamo bene i test, gli insegnanti dei nostri figli li preparano spesso per valutare la loro preparazione. L’obiettivo di questi test è quello di poter assegnare un voto.
Quando parliamo di pratica di recupero tramite test, invece, ci riferiamo a test che non hanno come obiettivo quello di poter valutare la preparazione di uno studente, ma quello più nobile di migliorare l’apprendimento e la memorizzazione delle informazioni da studiare.
Questo fenomeno di miglioramento viene detto “testing effect” (effetto test o effetto esame), e sembra sia conosciuto da molto tempo. Intuitivamente lo sappiamo bene: ripensare ad una cosa ne consolida il ricordo.
Ma ci sono basi sperimentali che ci assicurano l’efficacia di questa intuizione?
E come possiamo tradurre questa regola in una strategia pratica che aiuti i nostri figli nell’apprendimento?
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L’ESPERIMENTO
Uno dei vari esperimenti che dimostrano il testing effect è stato condotto nel 2006 (Roediger e Karpicke): alcuni studenti leggevano brani ricchi di informazioni su argomenti diversi. Dopo la lettura il gruppo di studenti è stato diviso in due: al primo gruppo è stato somministrato, subito, un test su quanto appena letto (condizione denominata “studio/test”), al secondo gruppo è stato fatto leggere nuovamente il brano (condizione “studio/studio”).
Nella condizione studio/test gli studenti hanno ricordato il 70% delle informazioni richieste. Nella condizione studio/studio gli studenti hanno riletto il 100% delle informazioni. Quest’ultima condizione (100%, contro il 70%) potrebbe sembrare più vantaggiosa, rispetto alla prima.
Tuttavia entrambi i gruppi sono stati poi sottoposti a tre altre prove di valutazione: dopo 5 minuti, dopo 2 giorni e dopo 7 giorni.
I RISULTATI:
- gli esiti della prova somministrata dopo 5 minuti sono stati migliori per il gruppo studio/studio: rileggere appena prima di un esame, un compito o un’interrogazione migliora le prestazioni a quell’esame.
- gli esiti delle prove a 2 e 7 giorni sono stati di gran lunga migliori per il gruppo studio/test. Questo è il testing effect: sottoporsi a prove, piuttosto che rileggere ripetutamente il materiale, produce risultati certamente migliori alle prove di valutazione (compiti, interrogazioni, esami).
Va inoltre detto, a onore degli esperimenti condotti, che molti di essi hanno rilevato un positivo testing effect anche nel caso della prima prova, e non solo in quelle differite nel tempo (es. Carrier e Pashler, 1992, e molti altri, cfr. Roediger III, Finn e Weinstein 2015).
PERCHE’ FUNZIONA IL TESTING EFFECT?
I motivi per cui richiamare alla mente un’informazione è più efficace che rileggerla sono questi:
- richiamare un’informazione, ovvero tentare di ricordarla, costringe lo studente ad effettuare un’elaborazione personale, che produce uno sforzo maggiore del semplice riconoscerla passivamente durante la rilettura;
- gli studenti sono costretti ad organizzare meglio la propria conoscenza, per quanto minima, quando devono richiamarla dalla memoria a partire da pochi indizi (nessun testo davanti che li aiuti, ma solo le poche informazioni che ricordano)
- entra in atto un ulteriore fenomeno, detto “effetto di generazione” (Baddeley, Eysenck, Anderson, La memoria, 2016), per il quale la traccia mnemonica si rafforza quando un’informazione è rievocata autonomamente.
Quando il testing effect potrebbe non funzionare correttamente?
Se nell’esperimento che vi ho appena descritto il test eseguito dal primo gruppo di studenti non fosse stato somministrato subito dopo la lettura, ma a distanza di qualche giorno, i risultati sarebbero stati diversi: non più il 70% delle informazioni rievocate, ma solo un 30%, circa. In quel caso successive prove di valutazione non avrebbero di certo dato il risultato sperato.
Il livello di prestazione iniziale è un fattore critico per il testing effect. E questa importantissima informazione deve essere considerata nel formulare una strategia concreta sulla base di questo importante principio.
COME SFRUTTARE IL TESTING EFFECT QUANDO NOSTRO FIGLIO STUDIA
Abbiamo visto quanto sia importante effettuare dei test per permettere la rievocazione autonoma delle informazioni e rafforzare la traccia mnestica. Abbiamo inoltre capito che tali test devono iniziare appena dopo lo studio, altrimenti l’effetto non è più così efficace.
Ecco quindi come tuo figlio deve organizzare la sua attività di studio per sfruttare a suo vantaggio il testing effect:
- appena dopo la prima fase di studio è necessario che tuo figlio tenti di recuperare le informazioni da solo: può farlo ripetendole (ripetizione che non ha lo scopo di memorizzare, ma di testare il ricordo!), oppure riscrivendole. Oppure, ancora, rievocando lo schema che ha realizzato: per la riorganizzazione personale delle informazioni tramite schemi vieni a conoscere le nostre attività del MIND Lab . I ragazzi che frequentano il nostro MIND Lab inoltre tentano il recupero ben prima dell’attività di studio! E’ importante in ogni caso capire che la prima sessione di studio non è terminata fino alla prova di rievocazione!
- nelle giornate successive sono necessari degli ulteriori test, soprattutto se tuo figlio si sta preparando per un compito ancora non programmato o che è programmato a distanza di vari giorni dallo studio iniziale. Come fare questi test? Vieni a scoprirlo al MIND Lab!
Se vuoi farmi delle domande sul testing effect e sulle tecniche di organizzazione dei concetti contattami dal form!